centralbankDC

Con il passare dei mesi, l’idea che le criptovalute possano spingere ulteriormente per entrare a pieno titolo tra i metodi di pagamento utilizzabili nella vita di tutti i giorni acquista sempre maggior valore.

Nonostante siano ancora pochi i paesi che abbiano deciso apertamente di percorrere questa strada, il loro numero aumenta in modo consistente.

In Messico, ad esempio, è in atto una complessa operazione volta ad includere le crypto nella quotidianità dei propri cittadini. Già nel 2021, la banca centrale messicana insieme al governo avevano affermato di voler intraprendere un percorso volto all’implementazione delle valute digitali all’interno dei propri circuiti tradizionali.

L’annuncio della banca centrale

Lo scorso 21 aprile, il Banco de Mexico ha annunciato di voler rinnovare l’impegno nell’emissione di una propria valuta digitale entro il 2025.

Attraverso il suo governatore, Victoria Rodriguez Ceja, la banca centrale messicana ha sottolineato l’importanza di tale innovazione per aumentare sensibilmente il grado di inclusione finanziaria dei propri cittadini, oltre che garantire un potenziamento dei sistemi di pagamento attualmente in corso legale.

L’annuncio va a correggere il precedente comunicato dello scorso dicembre, il quale prometteva l’emissione della CBDC entro il 2024. Tuttavia, l’entusiasmo mostrato dal governatore lascia ben sperare per la solidità del progetto.

Una strada tortuosa

In Messico, governo e banca centrale non sembrano certamente andare di pari passo per quanto riguarda l’adozione delle valute digitali come valute in corso legale.

Il presidente messicano Manuel López Obrador ha infatti escluso la possibilità di rendere Bitcoin una valuta legale, a seguito di numerosi rumor susseguitisi riguardo questa evenienza.

Come si evince dalle parole della portavoce della banca centrale, pur rispettando la decisione del presidente Manuel López Obrador, una regolamentazione delle criptovalute è necessaria e fondamentale allo sviluppo del paese.

Una CBDC, da central bank digital currency, comporta delle differenze sostanziali rispetto alle comuni criptovalute. La presenza di un organo istituzionale alle spalle, in contrapposizione alla filosofia di decentralizzazione presente nella maggior parte delle valute digitali, identifica il nuovo progetto come qualcosa di completamente diverso.

Pur rappresentando a tutti gli effetti la valuta fiat sotto forma di asset digitale, essa non nasce con l’intento di sostituirla a pieno titolo. Al contrario, l’obiettivo è affiancare la valuta tradizionale con un corrispettivo virtuale in grado di portare enormi benefici in termini di efficienza e inclusività, rispettando strettissimi parametri di sicurezza imposti dal governo.

Una strada già pronosticata che molte altre banche centrali nazionali sono intenzionate a percorrere. E chissà che anche l’Unione Europea non decida di fare finalmente un passo avanti per raggiungere i risultati già visti altrove.