Non ci sono dubbi: il 2023 deve essere l’anno in cui criptovalute, token e altri asset digitali saranno finalmente inseriti in quadri normativi stabili. Ciò garantirebbe stabilità ad un mercato dalle fondamenta traballanti e, soprattutto, ne allargherebbe enormemente le possibilità di utilizzo nella vita di tutti i giorni.
Molte nazioni, come il Giappone, si stanno già muovendo in tal senso. La sfida per diventare il prossimo crypto hub a livello mondiale sarà cruciale tanto per il mercato delle criptovalute quanto per capire la direzione del progresso tecnologico.
Gli Stati Uniti, da decenni ormai faro dello sviluppo scientifico e tecnologico e terra di molti dei nuovi strumenti digitali, sembrano in procinto di iniziare presto una fase di regolamentazione più serrata.
Lo scorso venerdì, una lettera firmata da quattro funzionari del governo americano è stata presentata per spingere l’esecutivo a riunirsi e discutere circa una possibile regolamentazione delle criptovalute.
Le firme appartengono a Brian Deese, direttore del National Economic Council; Arati Prabhakar, direttore del White House Office of Science and Technology Policy; Cecilia Rouse, presidente del Consiglio dei consulenti economici; e Jake Sullivan, Consigliere per la Sicurezza Nazionale.
Argomento principale della lettera sarebbero i confini dei poteri in possesso dei regolatori. Secondo i quattro funzionari, il Congresso dovrebbe sostanzialmente espandere i poteri in mano ai regolatori, in modo da proteggere più efficacemente gli utenti americani dal rischio di frode.
“Alcune entità impegnate nel mondo crypto ignorano gli attuali regolamenti finanziari e i controlli di base. Inoltre, le piattaforme crypto spesso danno informazioni fuorvianti i consumatori, hanno conflitti di interesse, non riescono a fornire informazioni adeguate o commettono vere e proprie frodi.”
La lettera apre, come prevedibile, mettendo in luce i grandissimi vantaggi della tecnologia blockchain. In ambito finanziario, la possibilità di effettuare operazioni in modo più rapido, sicuro ed economico rispetto al passato è un aspetto di primaria importanza. Tuttavia, a causa di un quadro normativo ancora carente e un basso livello di cybersecurity generale, le valute digitali possono rappresentare un rischio concreto per moltissimi utenti.
Altro aspetto che i funzionari mettono in luce è il sempre maggior interessamento agli asset digitali da parte di enti legati alla finanza tradizionale, come ad esempio i fondi pensionistici. Il connubio tra questo tipo di istituzioni e il mondo crypto potrebbe presto rappresentare un’ulteriore fonte di rischi, avvertono gli autori della lettera.
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