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Nella prima metà del 2022, gli asset digitali non hanno certamente vissuto il loro periodo migliore.

Con l’incertezza economica e politica che ha invaso il mondo intero dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il mercato è traballato più di una volta con risultati a tratti catastrofici.

A farne le spese sono state più o meno tutte le principali criptovalute, con Bitcoin al suo minimo da due anni a questa parte. Una crisi culminata con il clamoroso tonfo di Terra (Luna), chiacchieratissima stablecoin che qualche mese fa è crollata inesorabilmente facendo sprofondare il proprio valore allo zero.

Da allora, l’intero settore delle stablecoins è tornato sotto la lente d’ingrandimento delle principali agenzie e istituti finanziari mondiali, terrorizzati da una evenienza simile.

La United Texas Bank lancia la proposta

Le stablecoins sono valute digitali nate con il preciso scopo di offrire un servizio che racchiuda gli aspetti positivi delle criptovalute tradizionali bypassando però tutte quelle caratteristiche giudicate rischiose o poco affidabili.

Attraverso una riserva di liquidità, queste valute digitali sono dunque ancorate ad una valuta fiat, ad esempio il dollaro americano, e non vedono dunque fluttuare il proprio valore.

Nonostante siano molteplici le aziende impegnate nella produzione e gestione di tali monete, non tutti sono d’accordo sul fatto questo tipo di risorsa debba essere gestita privatamente.

Scott Beck, CEO della United Texas Bank, ha recentemente proposto il totale affidamento delle stablecoins alle banche, limitando il diritto ad emetterne alle sole istituzioni autorizzate.

Le parole di Beck

Il CEO è da sempre molto critico riguardo le stablecoins, non tanto nello strumento in sé quanto nella trasparenza delle società preposte alla loro emissione.

Secondo Beck, queste società non sono tenute a rispettare gli stessi standard di banche e istituti finanziari tradizionali, consentendo loro di operare sotto un bassissimo livello di controllo.

Uno squilibrio di regolamentazione che rende le banche autorizzate gli attori più sicuri e affidabili per l’emissione e la gestione di tali asset digitali. Pertanto, esse dovrebbero essere le uniche ad avere il diritto di emettere stablecoins.

Riguardo ai risultati che un cambiamento in tal senso porterebbe, Scott Beck ha affermato che:

“Limitare le attività relative alle stablecoins al solo settore bancario e proibire ad attori esterni di emetterne migliorerà il grado di protezione dei consumatori e attirerà ulteriori risorse e capitali in questo settore emergente.”

Idee chiarissime, che confermano l’alto potenziale degli asset digitali ma che non nascondono il timore legato ad una cattiva gestione degli stessi.