ETH

Joe Lubin, co-fondatore di Ethereum (ETH), è una delle personalità più importanti del panorama crypto. Le sue ultime dichiarazioni, adesso, sono un interessante punto di vista sulla posizione di ETH all’interno di questo mercato.

Come sappiamo, le gas fee di Ethereum hanno avuto un’impennata soprattutto nell’ultimo anno. Questo ha fatto storcere più di qualche naso, portando a pensare che il network alla base di Ethereum sia ancora acerbo. Soprattutto, ancora poco adatto a gestire leb transazioni sempre più numerose.

Lubin, dal canto suo, afferma invece il contrario, e soprattutto che Ethereum non sia in difficoltà, ma in crescita. Quanto dichiarato durante Dcentral, a Miami, vuole sicuramente essere un segnale rassicurante agli investitori. In ogni caso, i dubbi sull’usabilità del network Ethereum permangono. Soprattutto, se confrontato con le prestazioni di coin come Solana, che vogliono imporsi come alternative più economiche e veloci.

ETH e Lubin, il successo passa anche momenti difficili

Le dichiarazioni di Lubin a Dcentral parlano chiaro. Per lui, le alte gas fee sono “misura del successo” di ETH. Inoltre, ha dichiarato che:

“Le gas fee sono come i dolori della crescita, qualcosa di inevitabile. Quando una nuova tecnologia ha successo, ha sempre problemi di scalabilità. […] Così come gli ingegneri del software devono massimizzare le capacità di un computer, stiamo vedendo i consumatori massimizzare le capacità della nostra tecnologia.”

Le parole di Lubin, quindi vogliono farci capire che l’attuale fase sia necessaria allo sviluppo di questo network.

Lubin si è pure espresso sul futuro di ETH, in particolare su Ethereum 2.0. A quanto pare, non vedremo il cambio da PoW a PoS non prima del Q2 2022.

Riguardo la presunta superiorità di network rivali ad Ethereum, Lubin ha voluto sottolineare che col crescere della loro popolarità, anche le fee di altre coin stanno crescendo.

In ogni caso, per Lubin, quando ETH raggiungerà pienamente la fase 2.0 diventerà il vero punto di riferimento per gli asset digitali, soprattutto per le tecnologie layer 2 (quelle che supportano gli smart contracts).

Infine, si è anche espresso sulle istituzioni bancarie. In particolare, ha discusso di come varie istituzioni come JPMorgan stiano soffrendo molto la FOMO (Fear of Missing Out, acronimo per intendere la “paura” di restare fuori dal giro delle crypto). La loro entrata ufficiale nel settore delle crypto, infatti, è tutt’altro che vicino, e il timore di perdere delle occasioni di investimento importanti diventa sempre più grande.