Con l’ingresso delle criptovalute nello scenario finanziario mondiale, per molti governi è ormai giunta l’ora di adattarsi al cambiamento.

Il posizionamento ormai consolidato degli asset digitali ha spinto diversi paesi sovrani a legiferare per regolamentare questa nuova risorsa, che sia per prendere tempo o per mettere al bando nuovi concorrenti alla sovranità monetaria.

Se la maggior parte delle grandi potenze occidentali temporeggia per trovare un accordo riguardo un possibile schema regolatorio in cui inserire le criptovalute, la Cina è stata subito chiara: ban assoluto per le valute digitali, definite troppo rischiose per i propri cittadini.

L’incontro tra digitale e valute tradizionali

Secondo gli esperti, l’unico punto di incontro possibile tra criptovalute ed istituzioni pubbliche sarebbe la creazione di un vero e proprio corrispettivo digitale delle valute tradizionali.

La nascita delle CBDC, acronimo di Central Bank Digital Currency, ad indicare una valuta digitale emessa da una banca centrale, è divenuto ormai il nucleo di ogni teoria e tentativo di regolamentazione.

In tutto il mondo sono attualmente in fase di realizzazioni numerose valute digitali legate alle principali banche centrali.

Anche l’Unione Europea è al lavoro sulla creazione di un euro digitale, dopo i passi avanti di Stati Uniti e Regno Unito. L’imperativo è controbilanciare la diffusione di criptovalute private e promuovere un utilizzo centralizzato delle monete digitali, pur senza intralciare il progresso tecnologico.

A tal proposito, la Cina si conferma attualmente come leader indiscusso nella sperimentazione in questo campo.

L’E-Yuan conquista il mercato digitale

In lavorazione addirittura dal 2014, l’E-Yuan, la moneta virtuale emessa dalla banca centrale cinese, è già in fase di sperimentazione ufficiale da diversi mesi.

Numerosi test-pilota sono in corso nelle principali città cinesi e, stando ai dati relativi all’effettivo utilizzo della moneta come metodo di pagamento, i risultati ottenuti superano di molto anche le più rosee aspettative grazie ad una grande attenzione all’esperienza di utilizzo.

Secondo i calcoli di gennaio, ottenuti dalle poche fonti ufficiali disponibili, il numero di utenti ad aver effettuato almeno una transazione utilizzando l’E-Yuan sono 260 milioni.

Numeri da capogiro, soprattutto se si pensa che tale iniziativa ha preso piede in un paese che, dopo i recenti sviluppi, sembrava fortemente contrario alla diffusione di un fenomeno di un certo tipo.

Contrario ma non impassibile. Pur ignorando la natura originariamente decentralizzata delle criptovalute, elemento di forte connotazione negativa per il governo cinese, è interessante notare come i punti di forza delle valute digitali siano riuscite comunque a fare breccia negli istituti finanziari statali.

Nel frattempo, il resto del mondo rimane vigile per ulteriori sviluppi, sperando che la parziale snaturalizzazione del concetto non provochi presto una caduta libera.