Emissioni: quale criptovaluta inquina di più?

Insieme con il pesantissimo ridimensionamento del mercato, il 2022 può essere considerato anche come l’anno in cui si è finalmente iniziato a parlare con decisione del tema inquinamento all’interno dell’ecosistema crypto.

Ogni giorno, tra mining di criptovalute ed energia necessaria alle transazioni tra digital wallet, le emissioni prodotte dall’industria crypto non sono più un dato da sottovalutare.

Ignorare tale prospettiva, soprattutto in un mondo sempre più orientato alla sostenibilità ambientale come tassello fondamentale in qualsiasi percorso imprenditoriale, non è più eticamente sopportabile.

Se alcune organizzazioni che operano sulla blockchain sembrano averlo capito, con grandi rivoluzioni volte a rispondere a questa esigenza, altre fanno ancora fatica a divincolarsi dalla stretta degli ormai vecchi, e dannosi, processi tecnologici.

Bitcoin l’ecosistema peggiore

Secondo una ricerca svolta dal team di Forexsuggest.com, le criptovalute ospitate sulla blockchain di Bitcoin sarebbero responsabili delle maggiori emissioni in assoluto sul mercato.

I dati mostrano un sostanziale incremento delle emissioni di CO2 durante lo scorso anno, in contrapposizione alla contrazione del 2021. Nei dodici mesi appena trascorsi, la rete Bitcoin sarebbe responsabile di circa 86 milioni di tonnellate di CO2.

Litecoin si attesta al secondo posto nella triste classifica delle valute digitali con più alto ammontare di emissioni con circa 525.000 tonnellate di CO2. Terzo posto per Bitcoin Cash con poco più di 140.000 tonnellate di CO2 emesse lo scorso anno.

Tuttavia, Bitcoin non è certamente l’unica valuta digitale responsabile degli alti livelli di inquinamento. Secondo le stime, Cardano sarebbe la criptovaluta che più di tutte ha registrato un significativo aumento delle proprie emissioni rispetto al 2021, pari al 113%.

Le criptovalute più virtuose

I numeri riportati nel precedente paragrafo sono certamente il sintomo di un’industria poco sostenibile. Tuttavia, è giusto considerare quanto di buono fatto da alcune delle maggiori compagnie a tema crypto negli ultimi mesi del 2022 per abbattere in modo sostanzioso il dispendio energetico dei propri network.

Prime tra tutte, come ampiamente prevedibile, troviamo la blockchain di Ethereum. Progetto nato dalla mente di Vitalik Buterin, nel corso del 2022 ha raggiunto l’ambizioso obiettivo di trasformare completamente il proprio algoritmo di consenso. Dal dispendioso quanto diffuso Proof-of-Work (PoW), Ethereum è infatti passata al più sostenibile Proof-of-Stake (PoS).

Mossa rivoluzionaria, i cui sforzi sono stati ampiamente ripagati dai numeri: riduzione delle emissioni vicina al 100%, dalle quasi 22 milioni di tonnellate del 2021 alle “sole” 8.800 del 2022.

Numeri che fanno ben sperare e che, secondo le più rosee aspettative, continueranno a diminuire durante tutto il 2023, anno che potrebbe definitivamente sancire una svolta più sostenibile nel mondo crypto.