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La Cina mette nella ‘negative list’ il mining, gli exchange lasciano il paese

Dopo il recente ban nei confronti delle crypto, la Cina continua spedita la sua lotta nei confronti di questo mercato. Adesso, a subire la morsa del ban, più di prima, sono i miner. Si prospettano infatti, per il settore del mining e per chi vuole investirtìvi in questo paese, giornate molto difficili.

Dopo la resistenza mostrata nei confronti del ban da parte di alcuni miners, il governo cinese ha deciso di non cambiare rotta, anzi. In particolare, ha inserito il mining in una ‘lista nera’ delle attività economiche che all’interno dei confini nazionali verranno strettamente limitate e monitorate.

Alla luce del recente ban e della nuova stretta, si è creato un vero e proprio effetto domino. Infatti, sono ormai più di venti le società legate ad asset digitali che hanno deciso di abbandonare il mercato cinese.

 

L’effetto del ban crypto e i perché della stretta sul mining

Il mining, in Cina, negli ultimi anni è stato un settore che ha generato miliardi di dollari, con quasi 100k miners attivi nei suoi momenti più floridi. Secondo alcuni esperti, erano arrivati a controllare il 75% della ‘produzione’ di Bitcoin. Quanto accaduto nelle ultime settimane, al contrario, ha cambiato totalmente le prospettive di questo settore.

Il governo centrale ha infatti inseritto il mining fra le attività in cui è proibito investire. Questa, si aggiunge ad altre 117 attività economiche o commerciali ritenute parimenti pericolose. Ciò significa che, per il governo cinese, le attività di mining crypto siano potenzialmente dannose per la colletività, la sicurezza nazionale, l’economia e la salvaguardia ambientale. Ciò significa che il mining non è più un’attività nella quale si potrà investire liberamente, in Cina.

Per quanto riguarda gli exchange, invece, continua la fuga delle società fino ad ora attive nel paese.

Uno dei principali attori cinesi nel mondo crypto, Huobi, ha infatti dovuto sospendere ogni attività, a partire dal blocco delle nuove iscrizioni al suo portale.

Anche Sparkpool, il secondo più grande mining pool di Ethereum, ha dovuto bloccare ogni accesso dal territorio cinese.

Ciò che però, al di fuori della Cina, può interessare gli investitori nel mondo crypto e del mining sono le conseguenze di queste restrizioni. Infatti, dopo il ban cinese e le dichiarazioni favorevoli della Fed negli Stati Uniti, Bitcoin e l’intero mercato hanno vissuto una fase bullish molto interessante. Secondo alcuni esperti, il mining potrebbe diventare più remunerativo per chi vi volesse investire adesso, dopo il calo della dominance cinese in questo ambito.

Giuseppe Alizzi

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