Il concetto utilizzato è molto semplice: meno bisogno di capacità di calcolo e maggior utilizzo dello spazio di archiviazione. Ed ecco che l’attenzione si sta spostando nel caso di Chia dalle schede video agli hard disk, fondamentali per il funzionamento della rete del progetto.
Il Bitcoin continua a crescere vertiginosamente con 1050 miliardi di capitalizzazione staccando ampiamente competitor come Ethereum e Binance Coin. Ma, essendo nata questa questione sulla sostenibilità di un mining che brucia tantissima energia, l’alternativa fornita da Chia si è fatta strada ancor più facilmente.
Basti pensare che è stato provato che ogni operazione convalidata dal “Proof of Work” emette nell’ambiente ben 300 kg di anidride carbonica. Andiamo a vedere insieme nel dettaglio la rivoluzione verde innescata dalla virtuosa criptovaluta Chia.
Chia è una criptovaluta nata grazie a Bram Cohen, già inventore della rete BitTorrent. Il principio ispiratore è quello di garantire il funzionamento di una rete con meno consumo di energia. Si parla a questo proposito di “farming” e non più di “mining”. Tutto è partito nell’anno 2017, con la costruzione di una blockchain innovativa per consentire transazioni intelligenti.
È notizia recente l’approdo di Chia sulle piattaforme exchange e ha già fatto registrare più di dieci milioni di dollari di scambi. Ma non finisce qui: l’obiettivo è diventare uno strumento affermato di pagamenti internazionali, dire la sua su determinati asset finanziari e vendere software che permettano operazioni smart a governi, aziende e organismi finanziari.
Nel momento in cui scriviamo questo articolo (maggio 2021) un’unità della criptovaluta Chia vale circa 830 €, mentre la capitalizzazione di mercato ha toccato già i 430 milioni di euro. Davvero niente male per un token così giovane.
La prima caratteristica di funzionamento della criptovaluta Chia è l’abbandono del protocollo “Proof of Work” che ha reso celebre ad esempio Bitcoin e che necessita di un enorme potenza di calcolo e di tanta energia. Chia adotta invece quella che si chiama “proof of storage and time”, che sfrutta unicamente spazio di archiviazione.
Niente più calcoli per la verifica delle transazioni ma informazioni e riserva di una determinata quantità di spazio sugli hard disk. Gli utenti mettono proprio quest’ultima a disposizione della rete Chia, sfruttando lo spazio che non utilizzano per riempirlo di dati. Chi presta più spazio alla blockchain ha più probabilità di convalidare un blocco in quanto ospita una quantità maggiore di dati. Capirai che non c’è paragone con l’energia assorbita dall’effettuazione di calcoli assai complessi.
È interessante come dopo il successo di Chia si sia impennata la domanda di storage e quindi di hardware per la memorizzazione di dati. Ciò è avvenuto per la maggior parte in Cina, dove ormai vanno a ruba gli hard disk da 4 tb e da 18 tb. Questo potrebbe condurre ad una scarsità di dischi rigidi e ad un grande aumento del loro prezzo.
D’altronde questo corrisponde a quanto accaduto con le schede video utilizzate per la classica attività di estrazione di criptovaluta, il famoso “mining”. Va specificato che non tutti gli hard disk sono indicati per far funzionare la rete Chia, che richiede tantissime attività di scrittura e di lettura. È sicuramente consigliato in tal senso di dotarsi di hard disk professionali e quindi un po’ più costosi.
La creazione di un linguaggio di programmazione ad hoc come Chialisp semplifica di molto l’utilizzo di questo token. Inoltre la blockchain è completamente open source e scaricabile e chiunque può ottenere il codice sorgente.
Tutto parte dalla “Proof of Space”, che sfrutta la crittografia e lo spazio inutilizzato di archiviazione degli hard disk degli utenti. È in altri termini un metodo di consenso utilizzato a braccetto con la “Proof of Time”, che incrementa la sicurezza della blockchain.
La “Proof of Space” prova che stai riservando una parte del tuo hard disk per installare un software che conserva nient’altro che dei numeri crittografici.
Riassumendo: per convalidare le operazioni Chia non sfrutta la potenza di calcolo dei computer degli utenti ma lo spazio che questi non utilizzano sui loro dischi rigidi. Questo procedimento prende il nome di “farming” e sostituisce il tradizionale “mining”.
La solidità del progetto Chia è dimostrata tra l’altro dalla raccolta di 16 milioni di dollari di finanziamenti.
Si tratta inoltre di una blockchain rivoluzionaria, con un algoritmo di consenso tutto nuovo che permette di risparmiare notevolmente energia. Investire su Chia attraverso gli exchange significa godere di un nuovo algoritmo green, di una sicurezza elevata grazie ad una blockchain ancora più decentralizzata e di un linguaggio di programmazione apposito come Chialisp.
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