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In Sud Corea, il dirigente di un exchange di criptovalute, responsabile di una truffa ad oltre 50.000 investitori per un totale di 1,7 miliardi di dollari, dovrà scontare una pena di otto anni di carcere dopo che un tribunale lo ha riconosciuto colpevole di frode.

Kyeongin Ilbo ed Economist.co.kr hanno riferito che la divisione penale del tribunale distrettuale di Suwon ha condannato un top manager di V Global, Yang, a otto anni di carcere. Un altro dirigente di primo piano, Oh, ha ricevuto una condanna a tre anni.

Entrambi sono stati giudicati colpevoli di frodi legate alle criptovalute. Un altro individuo, Lee, identificato come l’amministratore delegato dell’azienda, è stato condannato a 25 anni dietro in un processo separato.

Il tribunale ha inoltre comminato pene detentive ad altre cinque persone, a cui sono stati inflitti tre anni di carcere e cinque anni di libertà vigilata.

La polizia e i pubblici ministeri stanno indagando sulla borsa V Global da quasi due anni. Sebbene la piattaforma fosse stata progettata per sembrare una piattaforma di trading di crypto affidabile, il tribunale ha capito che in realtà era una copertura per un sofisticato schema piramidale a più livelli.

Il sistema non è molto diverso da quello del tipico schema Ponzi: i clienti venivano incoraggiati a reclutare nuovi membri piattaforma, così che i membri più anziani venissero pagati con il denaro delle nuove reclute.

Sud Corea, i dirigenti dell’exchange truffaldino promettevano guadagni del 300%

Gli investigatori sono intervenuti dopo che un gruppo di investitori scontenti aveva dichiarato di non poter ritirare i propri token dall‘exchange. I clienti hanno poi spiegato di essere stati attratti dalle promesse di V Global di una crescita del 300% sulle loro quote iniziali.

Il tribunale ha sentito che “una volta iniziata l’indagine della polizia”, i dirigenti hanno aiutato Lee e “distrutto le prove”. Il giudice ha aggiunto che hanno tentato di “interferire con le indagini”.

I giornalisti hanno dichiarato che i dirigenti sono “apparsi nervosi” per tutta la durata del processo e “fissavano il suolo con le mani giunte”.

Il giudice ha dichiarato che il crimine è stato ingente e ha “sconvolto l’ordine finanziario”.

Gli avvocati che rappresentano i gruppi di vittime hanno comunque espresso la loro delusione per il verdetto. I procuratori e i gruppi di vittime avevano spinto per una condanna massima all’ergastolo. I procuratori e gli imputati hanno il diritto di ricorrere in appello e potrebbero decidere di impugnare le sentenze presso l’Alta Corte.