Negli ultimi giorni, nella sezione del sito dei servizi segreti israeliani dedicata alle offerte di lavoro, è apparsa un’inserzione quanto mai curiosa. In poco tempo, la notizia ha fatto il giro del web: il Mossad è ufficialmente alla ricerca di un esperto di criptovalute.

Secondo l’annuncio, il candidato ideale ha già maturato almeno 3 anni di esperienza nel campo della tecnofinanza, conosce a fondo il mondo dell’e-commerce ed è un grande conoscitore di tutto ciò che ruota intorno alle crypto. L’aspirante impiegato deve inoltre essere in grado di avviare, guidare e gestire lo sviluppo di sistemi informatici.

L’offerta ha immediatamente incuriosito la stampa di tutto il mondo. Come riportano i principali media israeliani, il Mossad, istituto per l’intelligence e quartier generale dei servizi segreti, sarebbe alla ricerca di un nuovo e innovativo metodo di pagamento per le proprie operazioni. La possibilità di pagare i propri agenti in modo anonimo e sicuro sembra essere una necessità sempre più richiesta non soltanto della principale agenzia di intelligence di Tel Aviv.

Le testate giornalistiche più vicine al famoso istituto israeliano non escludono che tale manovra possa in futuro orientarsi anche verso l’acquisto di vari rifornimenti militari, sfruttando l’anonimità dei wallet destinatari per rendere rapidi e sicuri i propri trasferimenti di denaro.

Non è la prima volta che in Israele le criptovalute si intersecano con interessi di sicurezza nazionale. Negli ultimi mesi, il ministro della difesa israeliano Benny Gantz ha ordinato un vero e proprio raid per stanare e sequestrare dei presunti wallet appartenenti alle forze palestinesi controllate da Hamas.

Parallelamente ad Israele infatti, l’utilizzo di criptovalute per finanziare operazioni militari di massima segretezza sembra essere ormai una prassi, anche per le organizzazioni considerate come terroristiche.

Entrare in possesso di questi wallet segreti significa dunque tagliare ed appropriarsi dei fondi economici destinati ai rifornimenti dei propri nemici. Una battaglia informatica che interessa da tempo il Medio Oriente, come dimostrato lo scorso anno da un comunicato del Dipartimento della giustizia degli Stati Uniti d’America in cui si annunciava il sequestro di wallet di criptovalute appartenenti a gruppi terroristici, tra i quali Al-Qaueda ed Isis, per un valore complessivo di oltre 2 milioni di dollari.

Questi wallet non sono altro che veri e propri portafogli digitali in cui le criptovalute vengono conservate ed amministrate. Se vuoi saperne di più, puoi trovare maggiori informazioni a riguardo, oltre ad una utilissima guida a riguardo, in questa sezione del nostro sito.