La provincia cinese di Yunnan è una delle province che costituisce uno dei mining pools più grandi della nazione. Recentemente, le autorità sembrano intenzionate a bandire il mining di criptovalute in questa regione a causa di preoccupazioni in merito al consumo energetico. La provincia di Yunnan, infatti, è andata incontro a più carenze energetiche nell’ultimo mese ed ha dovuto imporre limiti sul consumo energetico che permarranno sino alla fine di Maggio. BTC.top, una delle aziende che saranno colpite da questo ban, ha dichiarato la necessità di dover spostare le proprie operazioni in Nord America nel futuro prossimo.

Il ban nella provincia di Yunnan non sarebbe il primo, anzi, andrebbe ad aggiungersi ai ban già in atto nelle province di Xinjiang, Qinghai e della Mongolia Interna.

Nella mappa seguente, è possibile osservare, colorate in viola, le regioni in cui il ban sul mining è già in atto. La provincia di Yunnan si aggiungerà presto ad esse.

 

Restrizioni su diversi fronti

ban sul mining non sono l’unico provvedimento intrapreso dal governo cinese, il quale sembra avere intenzione di incrementare progressivamente le restrizioni sulle crypto. Recentemente, infatti, il governo avrebbe imposto a Baidu, il motore di ricerca più diffuso in Cina, di bloccare qualsiasi ricerca verso alcuni exchange di criptovalute, nello specifico Houbi, OKEx e Binance.

Lo scorso 18 Maggio, i gruppi industriali che supervisionano il settore finanziario avevano annunciato severe misure verso istituzioni finanziarie che offrono servizi nel merito delle criptovalute; inoltre la settimana seguente il governo ha dichiarato l’intenzione di eradicare qualsiasi operazione di trading e mining sul suolo cinese, allo scopo di raggiungere la stabilità economica.

Nel mese scorso, questi provvedimenti e la minaccia di ulteriori restrizioni avevano inferto un duro colpo al trading di criptovalute, che sembra aver giovato di una qualche ripresa solo a seguito della notizia dell’adozione del Bitcoin come moneta in corso legale in El Salvador.

Tuttavia, il fatto che il 75% del mining globale avvenga in Cina provoca giustificate preoccupazioni nel merito del futuro prossimo delle criptovalute. Un ban su larga scala, infatti, potrebbe infliggere un durissimo colpo al mercato delle crypto, contribuendo a far sprofondare ulteriormente i prezzi, già in declino da metà Aprile. Molte crypto, infatti, tra cui Bitcoin, utilizzano un meccanismo di consenso del tipo “Proof of Work“, che richiede necessariamente mining per funzionare.

Al di fuori di Cina ed Iran, tuttavia, è ancora possibile effettuare mining di criptovalute nel resto del mondo. Chiunque possegga un buon piano energetico ed una scheda video di ultima generazione può farlo: minare criptovalute, infatti, è un buon modo per trarre profitto dalle crypto pur senza fare trading.