Piove sul bagnato per il Servizio sanitario nazionale. Questa volta a farne le spese è la Regione Lazio che, in piena campagna vaccinale, si è vista improvvisamente colpita da un attacco hacker.

Nella notte tra il 31 Luglio e l’1 Agosto, il Centro elaborazione dati della Regione è stato violato da un virus informatico. Per evitare la libera proliferazione di dati sensibili, l’intero sistema regionale è stato disattivato. Tra i servizi temporaneamente non disponibili spicca quello a cui è affidata la gestione dell’intera campagna vaccinale, rendendo di fatto impossibile registrarsi ed ottenere nuovi appuntamenti.

Sebbene chi si sia già prenotato può proseguire normalmente alla seduta di vaccinazione, le date successive alle prime due settimane di agosto restano irraggiungibili per coloro i quali attendono la prima dose di vaccino e resteranno tali fino alla ripresa dei servizi.

Le motivazioni dietro un tale crimine sono, per molti, di natura economica. Nel tardo pomeriggio di domenica 1 Agosto è infatti pervenuta una richiesta di riscatto mediante Bitcoin, la famosissima valuta virtuale il cui valore attuale danza intorno ai 30 mila euro.

Sebbene gli investigatori non siano unanimemente convinti di tale richiesta a causa delle bizzarre tempistiche con cui la stessa è stata presentata, al momento sembra la pista più plausibile visti anche i recenti tentativi di estorsione subiti da diverse aziende con i medesimi mezzi.

Molti curiosi si sono soffermati sulla particolarità della richiesta: un riscatto interamente versato sotto forma di criptovalute. Ma in che modo ciò favorirebbe gli aguzzini?

Come prevedibile, il principale vantaggio di un tale trasferimento di denaro, oltre all’immediatezza della transazione, risiede nella sicurezza del versamento. Non contenendo dati sul possessore, il wallet che andrebbe a contenere la somma richiesta dai criminali non sarebbe in alcun modo utilizzabile al fine del loro rintracciamento.

Tuttavia, una richiesta di questo tipo non assolve i richiedenti da ogni difficoltà. Se il trasferimento di denaro ne risulta ampiamente semplificato, la sua conversione in una qualunque delle valute tradizionali senza destare sospetti appare meno sicura che mai. Anche per questo motivo la pista del riscatto sembra incerta fino a nuove rivelazioni, considerando che l’attacco diretto ad un organismo statale come quello della Regione Lazio scatenerebbe una vera e propria caccia all’uomo che complicherebbe ulteriormente qualsiasi tentativo di riciclaggio online.

“Il rischio zero ho imparato che non esiste, hanno colpito in maniera organizzata, programmata, soprattutto in un momento in cui le modalità di smart working hanno abbassato i livelli di sicurezza per loro natura” ha affermato Alessio D’Amato, assessore regionale della Regione Lazio. Una presa di coscienza che appare quanto mai ovvia ma che lascia l’amaro in bocca. Ancora una volta, la situazione tecnologica in cui versano le istituzioni italiane risultano il vero problema della vicenda.