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Se il 2021 è stato l’anno in cui il mondo intero si è accorto della profondità del mondo crypto oltre a constatarne semplicemente l’esistenza, il nuovo anno sembra improntato all’innovazione tanto per i singoli progetti quanto per l’ecosistema nella sua interezza.

Negli ultimi mesi del 2021, più di un progetto che legava criptovalute e grandi banche era stato svelato ed accolto positivamente dagli interessati, generando entusiasmo ma anche molte critiche dagli esponenti più conservatori del mondo della finanza.

I casi di Australia e Svizzera

In tutto il mondo, l’ecosistema finanziario sembra sempre più combattuto tra l’accettare definitivamente lo scambio di criptovalute come parte dei servizi offerti dal sistema bancario tradizionale e l’arroccarsi tra le mura dello status quo.

Nonostante le fila degli scettici riguardo la stabilità e durevolezza delle criptovalute siano di proporzioni considerevoli, sempre più istituti finanziari sembrano ormai decisi ad avvicinarsi al mondo crypto.

È il caso della Commonwealth Bank of Australia, multinazionale australiana che nello scorso novembre ha affermato di voler entrare ufficialmente nel giro d’affari dei servizi legati alle criptovalute, inserendo la possibilità di scambiare asset digitali attraverso la propria applicazione.

“Constatiamo i rischi nel partecipare, ma maggiori nel non partecipare. È importante dire che non abbiamo una visione stabile sul prezzo delle criptovalute in sé, le consideriamo degli asset molto volatili e speculativi, ma crediamo che il settore e la tecnologia siano qui per rimanere”. Queste le parole, all’epoca, di Matt Comyn, amministratore delegato di CBA.

Allo stesso modo, lo scorso anno la filiale svizzera del colosso spagnolo BBVA ha annunciato dapprima l’ingresso di Bitcoin tra gli asset scambiabili attraverso la propria piattaforma, per poi aggiungere anche ETHER al proprio circuito meno di un mese fa.

Il divario tra crypto e istituzioni

Certamente non basta che gli asset digitali vengano accettati in alcuni circuiti tradizionali per colmare le divergenze tra grandi istituzioni finanziare e il mondo decentralizzato e volatile delle criptovalute.

Tuttavia, questi sono soltanto alcuni dei segnali potenzialmente analizzabili per cercare di fare qualche previsione per il 2022.

Se è vero che il Regno Unito con la propria banca centrale sta cercando da mesi il modo di sfondare il muro del digital divide proponendo una sterlina digitale in modo da rendere le operazioni più sicure e al tempo stesso non lasciare sprovveduti i propri cittadini, a seguito di un potenziale esito positivo anche altri grandi organizzazioni mondiali potrebbero seguire tale prospettiva.

Difatti, diverse realtà emergenti, come Giamaica, Bhutan e il già noto El Salvador, sembrano volersi buttare ancor più a capofitto in questo mondo ricco di opportunità. Resta da vedere se tali scenari siano attuabili anche per il resto del mondo.